Alimentazione per la tiroide

La Nostra Salute

Purtroppo è il caso di dirlo: le patologie della tiroide sono talmente diffuse che sembra di trovarsi di fronte ad una vera epidemia. La maggior parte delle persone che arrivano nel nostro studio hanno patologie tiroidee conclamate o mostrano sintomatologia sospetta. La più frequente è l’ipotiroidismo, che causa una certa difficoltà a perdere peso: spesso, infatti, si rivolgono a noi come “ultima spiaggia” dopo aver provato a dimagrire con tutte le diete possibili senza risultati o con risultati solo sul breve termine (è il classico caso delle diete iperproteiche). È di fondamentale importanza per il professionista capire quando la tiroide potrebbe essere compromessa in modo da indirizzare verso la giusta terapia o dietoterapia e invece accade di frequente che i sintomi vengano sottovalutati e che il paziente si ritrovi a “fare il giro” degli specialisti, incompreso e avvilito, senza riuscire ad avere risposte ai suoi mali.

Ma perché oggi i disturbi della tiroide sono così diffusi? E cosa si può fare per stare meglio e prevenirli?

Cos’è la tiroide e ruolo degli ormoni

Molto spesso mi capita che le persone, per comunicarmi di avere disturbi alla tiroide, mi dicano: sa dottoressa… ho la tiroide! E per fortuna, penso dentro di me. La tiroide è una piccola ghiandola endocrina (cioè che rilascia ormoni) che si trova nella parte antero-inferiore del collo, appoggiata all’incirca sopra alla laringe e in parte alla trachea. È formata da due lobi laterali e una parte centrale chiamata istmo. Nonostante le sue dimensioni la tiroide è di vitale importanza per il nostro organismo: è il nostro termostato, cioè regola l’intero metabolismo corporeo regolando i livelli di spreco o di risparmio delle nostre risorse energetiche. Queste funzioni vengono svolte tramite gli ormoni tiroidei che vengono rilasciati su ordine dell’ipotalamo, una piccola regione cerebrale che, tra le altre cose, è responsabile del rilascio di diversi ormoni. L’ipotalamo produce il TRH (Thyreotropin Releasing Hormone) che a sua volta controlla la secrezione di TSH (Thyroid Stimulating Hormone) che stimola la tiroide a lavorare un po’ di più e a produrre gli ormoni tiroidei T4 (tiroxina o tetraiodiotironina) e T3 (triiodiotironina) per i quali è necessario lo iodio. In realtà nella tiroide viene prodotto principalmente il T4 che è una forma inattiva e solo in piccola parte (circa 10%) il T3, la forma attiva. Il resto del T3, quello che poi andrà effettivamente ad agire sui vari organi e tessuti, è prodotto nei tessuti periferici per conversione del T4 (viene staccato un atomo di iodio e per la conversione sono richiesti selenio e zinco). Il T3 agisce su moltissimi tessuti come il cuore, il tessuto nervoso, la pelle, le ossa, il sangue e il tessuto adiposo. La tiroide in realtà produce anche altri ormoni tra cui la calcitonina che favorisce la deposizione di calcio nelle ossa e l’rT3 (reverse T3). L’rT3 è la forma inattiva di T3 e viene normalmente prodotto a partire dal T4 per fare in modo che il T4 in eccesso non vada sprecato (circa il 20% di T4 viene convertito in rT3). Questa è una condizione fisiologica, ma in certi periodi si stress, quando il corpo percepisce che deve risparmiare energia, aumenta la percentuale di conversione in rT3 rispetto al T3, che si abbassa. Alcuni dei fattori che causano una iperproduzione di rT3 sono: malattie infettive frequenti (influenza, polmonite, ecc.), infezioni croniche, interventi chirurgici o traumi, stress cronico che alza il cortisolo, clima molto freddo, diabete, età o farmaci come beta-bloccanti o amiodarone.

Quando subiamo o ci induciamo un forte stress (fisico o emotivo) le nostre ghiandole surrenali producono molto cortisolo, antiinfiammatorio, per diminuire i sintomi causati dallo stress stesso (ad esempio dolori articolari o muscolari). L’eccesso di cortisolo inibisce la conversione di T4 in T3 e favorisce quella in rT3. Se lo stress prosegue le ghiandole surrenali produrranno picchi alti e bassi di cortisolo fino a non riuscire più a produrne a sufficienza, ovvero non riusciranno più a rispondere correttamente allo stress portando alla così detta adrenal fatigue. Bassi livelli di cortisolo provocano ansia cronica, poca capacità di affrontare i problemi, paranoia, nausea, ipersensibilità a suoni o luci, disturbi psicologici, ecc.

In questa situazione, per rispondere allo stress, gli ormoni tiroidei vengono rilasciati in grande quantità nel sangue con conseguente eccesso di T4 viene convertito in rT3 invece che in T3 attivo.

Un altro meccanismo con cui aumenta rT3 a sfavore di T3 è quello legato alla diminuzione di ferro. Chi ha problemi tiroidei presenta spesso gastrite cronica, anche autoimmune, che causa bassa acidità gastrica e conseguente malassorbimento di ferro; le cellule del sangue diminuiscono o diventano meno efficienti e diventa difficile trasportare gli ormoni tiroidei ai tessuti, così si accumulano nel sangue e il corpo risponde convertendo l’eccesso di T4 in rT3.  Purtroppo il dosaggio di rT3 è un esame eseguito solo all’estero.

Riassumendo, la tiroide indica all’organismo quante calorie di quelle che ingeriamo possiamo accumulare come riserva o sprecare sotto forma di calore, cioè permette di trasformare l’energia proveniente dal cibo in una direzione o nell’altra. Se funziona bene saremo sani (perché gli organi avranno l’energia necessaria), snelli ma non troppo (le persone anoressiche sono quasi sempre ipotiroidee a causa dei prolungati digiuni), riusciremo a costruire dei buoni muscoli e quindi ad essere tonici e a mantenere costante una buona temperatura corporea.

Quando la tiroide fa le bizze…

Quando la funzionalità della tiroide è alterata iniziano i problemi. In base al tipo di alterazione avremo:

  • Ipotiroidismo. La tiroide funziona poco e produce pochi ormoni (T3 e T4). Il metabolismo rallenta e si presentano i classici sintomi, spesso sottovalutati perché generici e confondibili con altri disturbi. Le persone ipotiroidee aumentano facilmente di peso e faticano a perderlo nonostante diete restrittive (spesso queste persone riferiscono di “non mangiare nulla” e di ingrassare solo guardando una fetta di torta), sono letargiche e depresse, diminuisce la libido, la pelle è secca e desquamata, hanno infezioni ricorrenti come candide o cistiti, dolori articolari e crampi, acufeni, acne, ipercolesterolemia, ipersensibilità al freddo (mani e piedi sempre freddi), irregolarità del ciclo mestruale, macroglossia, occhi rossi, pelle arancione perché il fegato fatica a convertire il betacarotene in vitamina A, tendenza alla stipsi, diminuzione della memoria, osteopenia. In questo caso il TSH è spesso, ma non sempre, alto (valori superiori a 2 già danno problemi ad ovulare e quindi riducono la fertilità).
  • Ipertiroidismo. Comporta una funzionalità accelerata, cioè vengono prodotti troppi ormoni tiroidei con conseguenti sintomi: occhi sporgenti, mancanza di respiro, nervosismo, ipereccitabilità, insonnia, sindrome dell’intestino irritabile e diarrea, palpitazioni, aumento di battito cardiaco, amenorrea, perdita di capelli, nausea e vomito, aumento della sete, mani che tremano, perdita di peso (di massa magra) e affaticamento muscolare.
  • Tiroidite di Hashimoto. È la forma di ipotiroidismo autoimmune, cioè vengono prodotti anticorpi contro la nostra stessa tiroide e i sintomi sono quelli dell’ipotiroidismo. Questa patologia è ancora poco conosciuta ma si pensa possa derivare da infezioni, predisposizione genetica, ambiente, stress, carenza di iodio, slatentizzazione da farmaci (cioè può essere silente finché non viene “attivata” da alcuni farmaci come la pillola anticoncezionale) oppure può essere associata ad altre patologie autoimmuni come la gastrite cronica, la celiachia o il diabete di tipo I.
  • Morbo di Graves. È la forma autoimmune di ipertiroidismo, ma gli anticorpi in questo caso non sono rivolti alla tiroide ma ai recettori del TSH. In pratica la tiroide viene iperstimolata senza meccanismi di regolazione. I sintomi sono quelli dell’ipertiroidismo e le cause possono essere infezioni, stress, genetica, utilizzo di steroidi sessuali o farmaci contenenti iodio, gravidanza.
  • Noduli: spesso sono tumori benigni e anche quando sono maligni la prognosi è molto buona, c’è un’alta sopravvivenza. Colpisce maggiormente le donne e si è visto un forte aumento di noduli maligni tiroidei dopo il disastro di Chernobyl, nelle zone contaminate da radioattività. Quando la patologia è in stadio avanzato è probabile che si formi il così detto gozzo o struma, cioè la tiroide si ingrossa e il tessuto normale viene sostituito da tessuto fibroso cicatriziale, non funzionante.

Il TSH non basta…

Come dicevamo, è facile che i pazienti si sentano incompresi: parlano al medico dei propri sintomi, ma questi vengono sottovalutati e percepiti come “disagi psicologici”. In effetti la psiche c’entra eccome, ma non si è ancora capito quanto pesa la psiche sulla malattia e quanto la malattia sulla psiche. Inoltre, quando si cerca di appurare se ci sia un coinvolgimento fisiologico, le analisi che facciamo non rilevano nessun problema, a dimostrare che allora è proprio un disturbo psicologico. In realtà il parametro che viene utilizzato per diagnosticare una tiroidite è il valore di TSH, ma non è sufficiente! Il TSH ci dà solo un’idea di come risponde l’ipofisi allo stimolo dell’ipotalamo, ma non ci dice quanti ormoni tiroidei vengono prodotti. È vero che un aumento di TSH è il primo sintomo di un rallentamento della tiroide, ma esistono numerosi casi in cui il TSH è normale e gli altri ormoni no oppure gli ormoni sono tutti nei limiti ma ci sono troppi anticorpi. Per questo è importante valutare sempre un quadro completo, che comprenda TSH, T3 e T4, antitireoperossidasi e antitireoglobulina (anticorpi). Un altro esame molto utile è l’rT3, che purtroppo non viene eseguito in Italia; rT3 può essere alto anche se tutti gli altri ormoni sono nella norma (di solito il T3 è basso) provocando i classici sintomi di ipotiroidismo. Molto utile anche valutare i livelli di cortisolo salivare o ematico, assieme al DHEA-S (indici di stress), l’omocisteina, i livelli di vitamina B12, ferro e ferritina e di vitamina D che sembrano associati alla patologia. Ad ogni modo è sempre bene consultare un esperto.

Terapia

Il farmaco più usato per curare le tiroiditi è sicuramente la levotiroxina, cioè il T4 (eutirox, tirosint, ecc.), ma esistono anche la così detta tiroide IBSA (T3 + T4) e la tiroide secca (commercializzata solo all’estero). Sono utili anche integrazioni di selenio, iodio (solo per ipotiroidismo), vitamina D e in generale minerali e vitamine. Accade spesso però che l’eutirox non sia efficace nel curare i sintomi delle tiroiditi e questo può essere dovuto al fatto che il TSH non è altro che il “soldatino” che esegue l’ordine dato dal “generale – ipotalamo”, per cui i sintomi non spariscono trattando la tiroide in sé se l’ipotalamo non dà i giusti ordini. Si può lavorare sull’ipotalamo con stimoli naturali (alimentazione, attività fisica, cronobiologia). Così facendo andremo a regolare un importantissimo segnale, quello della Leptina, un ormone che andrà a risvegliare anche tutti gli altri assi metabolici, tra cui quello tiroideo. Inoltre, non ha senso trattare con eutirox quando i livelli di T3 e T4 sono nella norma, anche se il TSH non lo è: questo può significare che il corpo sta mantenendo il suo equilibrio, ma per farlo ha dovuto mettere in atto dei meccanismi per rallentare una tiroide per lui troppo veloce. Uno di questi meccanismi può anche essere la produzione di anticorpi (tiroidite di Hashimoto). Trattando con il farmaco ci ostineremo a voler far funzionare velocemente un organismo che ha bisogno di rallentare ottenendo che l’organismo rallenterà ancora di più!

Tiroide e mente

Questa ghiandola risente moltissimo dello stress: psiche e corpo devono essere presi in considerazione allo stesso modo. L’ipotiroidismo ci rallenta, ci obbliga a prenderci una pausa sia fisica che mentale, infatti anche svolgere piccole attività diventa uno sforzo immane. L’ipertiroideo invece è un soggetto ansioso, agitato, confuso, parla velocemente e non riesce a stare fermo. La tiroide regola la velocità con cui funziona il nostro corpo in base a quello che facciamo ogni giorno: se noi ogni giorno ci sentiamo in pericolo, in una situazione di incertezza verso il futuro o in carestia (ad esempio per diete troppo restrittive), la tiroide non farà altro che tararsi su un metabolismo più alto (ad es. per scappare da un pericolo) o più basso (accumula risorse in da utilizzare quando la carestia sarà finita). Oltre alle terapie fisiche è dunque importantissimo cercare di capire come e quando si sono manifestati i sintomi, andare alla fonte e capire qual è il messaggio che dobbiamo accogliere.

Tiroide e ambiente

Uno dei fattori ambientali di cui risente maggiormente questa ghiandola è la quantità di radiazioni, soprattutto a livello del collo (es. radioterapie oppure radiazioni ambientali). Oltre a questo ci sono numerose sostanze chimiche che agiscono come interferenti tiroidei, ad esempio PCB e diossine, Bisfenolo A, ftalati, pesticidi etilenbisditiocarbamati (fungicifi) e organofosforici (insetticidi). Gli effetti di questi pesticidi sono visibili in particolare per chi ne fa uso professionale, soprattutto se non si utilizzano le misure di sicurezza e se vi è una concomitante carenza di iodio. È molto pericolosa l’esposizione a basse dosi, ma in modo prolungato, durante la gravidanza (molti interferenti tiroidei sono in grado di attraversare la placenta) o lo sviluppo. La tiroide di un adulto, a differenza di quella di un neonato, ha la capacità di adattarsi e rispondere bene all’ambiente se gli insulti sono lievi o moderati. Nel neonato, invece, ci possono essere conseguenze anche gravi e permanenti. Ancora una volta sottolineiamo l’importanza di consumare cibi biologici o non trattati.

Altri fattori che influiscono sulla funzionalità tiroidea

  • Restrizione calorica. È un meccanismo fisiologico creatosi durante l’evoluzione: quando l’organismo percepisce poca disponibilità di cibo nell’ambiente rallenta il metabolismo per fare in modo che consumiamo di meno e “teniamo da conto” riserve da usare in tempi migliori, più favorevoli. Diete ipocaloriche, senza carboidrati o con un apporto insufficiente di proteine portano al rallentamento del metabolismo.
  • Alimenti gozzigeni (che rallentano la tiroide perché interferiscono con il metabolismo dello iodio): tutta la famiglia dei cavoli (cavolo cappuccio, cavolfiore, broccoli, cavolo cinese, cavolini di Bruxelles, cime di rapa, crescione, rucola), le rape, soprattutto quando vengono consumati crudi o appena scottati cotti, il miglio, senape, rafano, semi di lino (ma non l’olio). Anche le mandorle, il sorgo e il masi sembrano interferire con la tiroide per il contenuto di glucosidi cianogenetici (cioè contenenti cianuro).
  • La soia merita un paragrafo a sé per la forte interferenza con gli ormoni tiroidei, infatti sembra che anche una piccola quantità di soia consumata tutti i giorni, in chi ha già problemi di rallentamento tiroideo, sia sufficiente a peggiorare la situazione. Sembra che questo legume causi un’eccessiva eliminazione del T4 aumentando i fabbisogni oltre ad agire sulla conversione di T4 in T3. Anche il caffè potrebbe agire secondo questo meccanismo, ma ci sono studi contrastanti.
  • Lo iodio è un importante substrato degli ormoni tiroidei e può essere utile l’integrazione in persone ipotiroidee, ma attenzione a non eccedere le dosi a causa della tossicosi da eccesso di iodio. Meglio usare le fonti alimentari come pesce, alghe marine (anche qui attenzione alle dosi, ne bastano piccolissime quantità e non tutti i giorni) e sale marino integrale.
  • Moltissimi farmaci influenzano la tiroide con meccanismi diversi. Tra questi troviamo antiinfiammatori, diuretici, chemioterapici, antistaminici, anticoncezionali o virilizzanti, anitepilettici, antidepressivi, farmaci antitiroidei, glucocorticoidi come i cortisonici, betabloccanti, solfato ferroso ecc.

Mettere in pratica

Non è affatto facile dare indicazioni dietetiche per migliorare una malattia tiroidea riuscendo anche a rispettare i gusti e le esigenze del paziente, per cui è sconsigliatissimo il “fai da te”; un esperto nutrizionista o medico saprà indirizzarvi nella giusta direzione in base al vostro caso, ma in linea di massima possiamo dare dei consigli generici.

Per prima cosa la dieta dev’essere normocalorica e normoproteica: bando alle diete ipocaloriche, troppo restrittive, senza carboidrati e/o iperproteiche.

Sempre più fonti sconsigliano la completa eliminazione di glutine e latticini per le patologie autoimmuni e una riduzione nei casi di ipo- ed ipertiroidismo.

Sembra dare ottimi risultati la colazione salata e proteica, ad esempio crépe di castagne e uova o gallette di riso con olio di cocco e salmone selvaggio affumicato.

Fondamentale controllare l’indice glicemico dei pasti (picchi di insulina sbilanciano gli altri ormoni e aumentano l’infiammazione) e ridurre, ma non eliminare, i carboidrati.

Si può abbondare con i grassi giusti: avocado e olio di oliva, grassi di animali allevati all’aperto (ricchi di omega 3 invece che di omega 6), tuorlo delle uova, grassi saturi a media catena come quelli dell’olio di cocco che entrano nel mitocondrio e stimolano il metabolismo. Va molto bene anche il ghee (burro chiarificato) che non contiene lattosio o proteine del latte ed è usato nella tradizione asiatica per depurare l’organismo.

Eliminare completamente grassi industriali, zuccheri, cibi con conservanti e additivi.

Fare molta attenzione alla qualità delle proteine animali: carne di animali ruspanti o selvatici, uova bio o di galline nutrite a granaglie, pesce pescato invece di quello allevato che è nutrito con sfarinati ricchi di omega 6 e soia.

Evitare bevande eccitanti come tè e caffè che hanno effetto diuretico aumentando l’eliminazione di minerali e inoltre peggiorano la risposta dei reni allo stress.

I legumi sono da valutare in base all’apparato digerente del paziente, ma in genere sono consigliati alla sera e non tutti i giorni.

Alghe e avena possono andar bene solo per ipotiroidismo (stimolano la tiroide), ma si sono rivelati diversi casi di tossicosi da eccesso di iodio in chi consumava troppe alghe o troppo frequentemente.

L’attività fisica è un pilastro: non dev’essere estenuante, ma costante. Ad esempio si può fare un allenamento breve e ad alta intensità per 2-3 volte alla settimana, con pieno recupero delle forze e camminando tutti gli altri giorni per drenare i liquidi.

Evitare alimenti gozzigeni.

È necessario curare l’intestino riequilibrando la flora batterica, ma non è detto che i probiotici facciano bene perché ci potrebbe essere anche una sovra crescita batterica ed in questo caso sono utili le sostanze antibiotiche.

Infusi di zenzero sono particolarmente utili per hashimoto e ipotiroidismo.

Le noci brasiliane sono ottime fonti di selenio.

Alimentazione antiinfiammatoria con riso integrale, omega 3, erbe aromatiche e spezie come cannella e curcuma (da valutare con Hashimoto).

Evitare le proteine alla sera per non sbilanciare gli assi ormonali. Via libera a cene vegetariane a base di verdure e grassi consentiti.

Consumare semi oleosi solo pelati o ammollati a causa di alcuni antinutrienti.

Ricetta per ipotiroidismo

CRÉPE DI CASTAGNE PER COLAZIONE!

Ingredienti per una persona:

1 uovo bio

Farina di castagne q.b.

A piacere cannella o vaniglia

Procedimento:

rompere l’uovo in una ciotola e sbatterlo con la forchetta. Aggiungere un goccio d’acqua e mescolare ancora. Unire pian piano la farina, continuando a mescolare, finchè non si ottiene una consistenza cremosa, ne troppo liquida ne troppo densa. Aggiungere le spezie ed eventualmente un pizzico di sale oppure, per renderla più dolce, un cucchiaino di miele o sciroppo d’agave. Nel frattempo scaldare una padellina antiaderente, a fiamma bassa. Una volta calda versare il composto, attendere qualche secondo e poi iniziare ad alzare leggermente i bordi con un “lecca-pentola”. Mano a mano che la crépe si cuoce andare più a fondo con il lecca-pentola fino a staccare la crepe dalla padella. Girarla e lasciarla cuocere per qualche altro secondo. È più difficile a dirsi che a farsi!

Bibliografia

Anatomia dell’uomo – edi-ermes

“Mangia muoviti ama” – Luca Speciani e Giorgio Nardone

www.alimentazioneinequilibrio.it

seminario Rossoni  scuola nutrizione salernitana ??

http://www.stopthethyroidmadness.com/reverse-t3/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK285560/

http://www.iss.it/binary/prvn/cont/Olivieri.pdf

Tratto dal sito “La spiga d’oro”: https://www.spigadoro.org/lesperto-risponde/alimentazione-per-la-tiroide/

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